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Geofencing, cos’è? Come usarlo? Come implementarlo nella propria strategia di mobile marketing? Meglio andare con ordine.

Cos’è il geofencing?

Per capire cos’è bisogna usare l’immaginazione: è come un recinto virtuale che delimita delle aree geografiche in cui si può, previo acquisito consenso, interagire con i consumatori tramite invio di notifiche push, come un sms. Il recinto è delimitato da un’area geografica il cui perimetro è stabilito dalle connessioni via Wi-Fi, Bluetooth oppure tramite il GPS.

Come usare il geofencing?

Per attivarlo c’è bisogno di un consenso espresso almeno al primo accesso così che l’indirizzo IP di quel dispositivo mobile venga registrato dalla piattaforma in uso per il geofencing. Una volta effettuata la registrazione, si possono impostare delle azioni di default che partano in automatico tutte le volte in cui quel dispositivo memorizzato si trovi a “passare” nell’area delimitata dal geofencing- ingresso e uscita dall’area oppure stazionamento in area. Si potrebbe, per esempio, stabilire l’invio di un messaggio di benvenuto/arrivederci ogni volta che lo smartphone di un cliente venga riconosciuto dal sistema di geofencing in entrata/uscita dal punto vendita; oppure utilizzare il geofencing solo in determinate occasioni.

Come impiegare il geofencing nel mobile marketing?

A questa domanda sarebbe molto più semplice rispondere spiegando come non si potrebbe impiegare nel mobile marketing, perché le possibilità offerte dall’utilizzo dal geofencing sono pressoché illimitate. È in corso qualche offerta speciale? A tempo? Un evento a cui partecipa il brand? Una novità da comunicare ai propri clienti come l’apertura di un nuovo punto vendita o l’ampliamento della propria attività? Un nuovo prodotto o servizio da offrire? Poter comunicare con il proprio cliente nel momento in cui è agganciato dalla piattaforma per il geofencing vuol dire informarlo sulle attività del proprio business nel momento in cui è fisicamente vicino a un touch point– come per esempio il punto vendita. Assicurarsi l’attenzione dell’utente quando è “in zona” aumenta le probabilità che compia un’azione, come l’acquisto o l’interazione, per esempio il rilascio di dati e preferenze di consumo. Se unito con degli strumenti di targetizzazione avanzati- per cui i clienti vengono suddivisi in base a dei gruppi comportamentali costruiti sullo storico delle azioni precedenti fra utente e azienda- si possono fare delle comunicazioni mirate a ogni singolo gruppo e costruite sui punti di forza per spingere il cliente a recarsi nei touch point per poi interagire in qualche modo con il brand. Poter comunicare con un cliente nel momento in cui questi è più disponibile all’acquisto era un sogno per i professionisti del marketing fino a pochi anni fa. Ora che il sogno è diventato realtà, perché aspettare per avere una strategia di successo? Vorresti provarlo? Chiedici una demo gratuita.